Chissà cosa avrà pensato in quel cunicolo così buio, così stretto. Pieno di odori, carico di tensione. Chissà, forse ha avuto anche paura. Ma di certo non è stato questo il suo primo pensiero. Da vero Jack Russel coraggioso fino all’imprudenza, non hai ma badato troppo al rischio, al pericolo. Contrariamente al destino toccato a tanti altri esemplari della sua razza, diventati simpatici cagnetti da appartamento lui è rimasto un cacciatore come i suoi avi, un esperto nello stanare volpi e tassi. Nulla lo rende più felice. E quindi quando domenica mattina è uscito con il suo padrone per una battuta lungo il Piave, si è impegnato al massimo. Come sempre. Abile com’è nello scovare le tracce, ci ha messo veramente poco a trovare la tana di un tasso. E ci ha messo ancora meno a infilarsi dentro a caccia della sua preda. Ma da quel buco a due passi dall’argine del fiume non è più uscito.
Il suo padrone, un cacciatore esperto, ha capito ben presto che qualcosa non andava per il verso giusto. Il suo Jack non tornava indietro, non rispondeva ai richiami. Però lo sentiva. Dalle viscere della terra lo sentiva scavare, agitarsi. Ma non piangere. Quello no: troppo coraggioso e orgoglioso. Quella tana sprofondata a chissà quale profondità si è trasformata in una trappola. Mortale. Il cacciatore, aiutato da un amico, ha iniziato a scavare con un badile. Ma niente: la tana di quel tasso era troppo profonda. Il piccolo Jack c’è rimasto incastrato dentro, la sua preda è invece riuscita a scappare. O, peggio, ha aspettato l’invasore per poi regolare i conti. Chissà com’è andata a finire. Dopo ore di attesa, dopo averle provate tutte, il cacciatore ha desistito. E’ tornato a casa con la morte nel cuore, piangendo per la tremenda sorte toccata al suo amico.
Il piccolo Jack è rimasto lì sotto. Forse, per un secondo, ha rimpianto di non essere diventato un tranquillo cagnetto da compagnia.